BROKEN FLOWERS
liberamente ispirato a FRÜHLINGSERWACHEN di Benjamin Franklin Wedekind
Benjamin Franklin Wedekind scrisse Frühlingserwachen (Risveglio di primavera) nel 1891 , capolavoro divenuto uno dei classici più discussi di fine ‘800, nel quale sosteneva che “La carne ha un suo proprio spirito”, attribuendole un ruolo d’impulso primigenio di ogni azione umana, nel tentativo di superare la falsità dei pregiudizi della morale borghese che distorceva la genuinità dei rapporti umani. Ciò che Wedekind auspicava era la fusione armoniosa di istinto e sentimento, di carne (appunto) e spirito (precorrendo in un certo senso le teorie della nascente psicanalisi) e di un’impostazione di vita all’insegna della ricerca, talvolta dolorosa, della Weltfreude, la felicità. Ricerca che inizia proprio nell’adolescenza, età costellata di insidie, tranelli, abbagli. Età delle inquietudini, della bellezza, dell’innocenza, dei turbamenti, dell’eros prepotente e ingovernabile, della scoperta dell’amore e, parimenti, del dolore e dove ognuno si lancia in una eccitante e sfrenata caccia al tesoro, seguendo un percorso unico e del tutto personale, guidato dall’impulso istintivo. E non sempre l’approdo è sicuro. E col bisogno, a volte disperato, di ascolto, che spesso, non arriva. “Ebbrezza sobria” è forse l’ossimoro che meglio di altri sintetizza la condizione psicofisica dell’età adolescenziale, allorquando, la transizione dall’infanzia all’età adulta deforma e dilata , come in un gioco caleidoscopico, la percezione della realtà e del tempo. Non solo. Anche del proprio corpo, della propria anima, insomma del proprio io, quell’io del quale inizia l’affannosa e travagliata ricerca proprio in questa magica età . Benjamin Franklin Wedekind è certamente il drammaturgo che con la tipica preveggenza delle menti illuminate che anticipano i tempi ,costruisce un affresco di fine ‘800 scrivendo e descrivendo gli slanci di un gruppo di adolescenti, rappresentativi di tutti gli adolescenti del mondo, e di ogni epoca. Anche degli allievi diplomandi del secondo corso MTS, che hanno da poco lasciato l’età dell’oro, ma che evidentemente hanno scelto di continuare a viverci dentro, coltivando nella passione per il palcoscenico e per il teatro musicale l’innocenza e la spontaneità necessarie a ricreare, pur artatamente, il sogno e l’eterna gioia di vivere.