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PASSAPORTI MTS: GABRIEL GLORIOSO

 

GABRIEL GLORIOSO

NOME: Gabriel

COGNOME: Glorioso

ANNO DI DIPLOMA: 2012

PRINCIPALI PRODUZIONI: Godspell (lyric theatre, West End), Dave the less- than-average fairy (Tristan bates Theatre), Sweet Charity (Lost theatre), Can Can by Cole Porter, la Divina Commedia.

 IL TUO SPETTACOLO PREFERITO: Godspell nel West End rappresenta un debutto un sogno che si avvera, un grande traguardo e un bell’inizio. Fra i lavori italiani ho amato una piccola tourneé del musical AILOVIÙ messa in scena con un gruppo amici e professionisti affiatatissimi.

SOGNO NEL CASSETTO: crescere crescere crescere. vorrei avere almeno altre due o tre grandi produzioni nel CV (tour o west end) prima dei 35 anni. Inoltre, Sarebbe bello continuare a sperimentare il mio lato creativo: mi piace coreografare e ho lavorato sia in Inghilterra Che in Italia in piccoli folli progetti che mi hanno dato enormi soddisfazioni!

 IL MOMENTO PIU’ BELLO IN ACCADEMIA “MTS”: Il momento in cui ho ‘scoperto’ la mia voce e avuto rudimenti tecnici per cominciare a sperimentare un repertorio diverso. Inoltre, la fase di produzione del nostro spettacolo di diploma ‘Crazy for you’ durante la quale ho consolidato delle bellissime amicizie.

 IL MOMENTO PIU’ DIFFICILE IN ACCADEMIA “MTS”: venire a contatto con le proprie debolezze, difetti e ombre. Doverle per forza condividere con i tuoi compagnie trovare compromessi giornalieri alla vita  accademica. Gli artisti hanno caratteri forti e opinioni spesso inconciliabili. Traumatico il primo approccio al tip tap!

IL BELLO DI LAVORARE IN ITALIA: l’energia, la simpatia e la leggerezza del lavoro. Il tempo metereologico spesso clemente, i bellissimi teatri seminati per tutto lo stivale. La grande voglia di mettersi in gioco,  la ‘luce’ dei nostri performers e quei pochi ma buoni addetti ai lavori che sanno quello che fanno.

 IL BRUTTO DI LAVORARE IN ITALIA: la poca professionalità, la poca puntualità. Il lavoro approssimativo e spesso privo di drammaturgia. l’approfittarsi del tempo e della disponibilità di un giovane professionista, spesso la monodimensionalità degli spettacoli. A volte c’è il pericolo che il musical venga contaminato e snaturato per la necessità di adattarlo al pubblico italiano. In Italia non si sa gestire il processo di casting. Le lunghe e inutili attese, il lavorare con basi musicali. Essendo poco il lavoro, le grandi produzioni preferiscono (giustamente), affidare la responsabilità di un ruolo ai veterani conosciuti: il risultato peró è che purtroppo lavora sempre la stessa gente!

 IL BELLO DI LAVORARE ALL’ESTERO: la puntualità, la precisione e lo stacanovismo. La capacità di concludere senza perdere tempo. Il lavoro di direzione musicale è maniacale ad esempio. Qui molti casting sono chiusi agli artisti che sono rappresentati da un agente. È un processo più ordinato. Poi andare ad una audizione e notare che ha appena aperto Urinetown o che c’è un revival di Evita nel west end passando per Shaftesbury Av, non è male!

IL BRUTTO DI LAVORARE ALL’ESTERO: per quanto si possa essere ‘fluent’ un minimo l’accento lo si sentirà sempre. Gillian potrà confermare!  Quindi è sicuramente piu difficile avere delle parti da protagonista volendo uscire dall’ensamble.

 UN RINGRAZIAMENTO PARTICOLARE A: Kenneth Avery-Clark che crede in me, l’American Musical Theatre Academy, Leon kay il mio agente, Gianluca Ferrato, Lena Biolcati, Eleonora Mosca. La mia amica Anna Cazzaniga. Grazie a tutti quelli che pensavano non ce l’avessi fatta per avermi dato la possibilità di dimostrare che si sbagliavamo.Ovviamente un ringraziamento a MTS per avere tenuto in considerazione la mia esperienza e aver voluto sentire la mia!

 UN ANEDDOTO: a Londra con i compagni l’MTS nel 2011 andai a vedere Wicked. A fine spettacolo andai alla stage door a fare I complimenti agli artisti. Louise Dearman che ai tempi era nel cast nel ruolo di Glinda fu così carina da intrattenersi a fare due chiacchiere. Le mostrai il mio pazzo tatuaggio sulla spalla sinistra che dice ‘everyone deserves the chance to fly’ e spiegai che ero un performer e che avrei voluto trasferirmi a Londra, continuare a studiare e avviare la mia carriera li (Federica Cardamone potrà testimoniare!). Ho incontrato dopo 2 anni Louise e ho lavorato in uno dei suoi concerti nel backstage. Si ricordava di me! abbiamo chiacchierato e l’ho ringraziata del supporto e della speranza che mi infuse allora. Passo per passo si arriva dove si vuole perchè Volere è potere: dream big guys!

COSA CONSIGLIERESTI AI GIOVANI CHE VOGLIONO INTRAPRENDERE QUESTO MESTIERE:

come mi fate sentire vecchio facendomi questa domanda!  Sii disposto ad una vita di sogni e sacrifici. Non è tutto oro quello che luccica: questo lavoro ti riempie il cuore ma ti chiede tanto tempo e tanti soldi. Se da una parte l’attore è un individuo sensibile, intuitivo e sognatore, dall’altra ha bisogno di un grandissimo paio di… Fegati. Diciamo fegati. Una volta, una persona molto saggia e di grande esperienza mi ha detto che “Il talento da solo non serve a niente. Esso va coltivato e domato ed educato”. Abbi metodo, siii furbo, veloce, efficiente e disciplinato. non essere chi non sei. Come disse Judy Garland : “Sii sempre la versione originale di te stesso piuttosto che la brutta copia di qualcun altro”. Ah, e studia tanta recitazione. Ignora chi ti dice che nel musical è meno importante.

 

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